martedì 11 dicembre 2007

vero inizio

ieri è stata solo una prova.
ne ho parlato con gio, ne è uscito che non serve questa cosa, se non la faccio con un senso.
il mio senso è scrivere, ma non basta. non ho intenzione di parlare di cose che fluttuano in questo mondo, e ce ne sono tante, che non hanno tutte la stessa consistenza.
è terribile a volte come riusciamo ad affiancare in un discorso volti bruciati all'ultimo fim visto.
eppure capita, e come scusa ci metto la non soluzione di continuità.
poi, g., quando ti parlo, mi tiri fuori piccole cose semplici, che fai con uno starci dentro, o almeno mi pare uno starci dentro, disumano per me (ne senso che nella mia umanità non ci riesco a starci così dentro nelle cose).
e forse anche tu, chissà. ma possibile che non riesco a capirlo davvero?
mi piace quello che sei, a volte vorrei essere quello che sei, a volte mi sta bene così.

Compito numero uno: scrivere una scaletta, una sintesi, qualcosa, di cui ho già scritto un inizio, ma che abbia una capa e una coda.
quando sono in giro, quando guardo il cielo, quando ascolto al musica, quando vedo un volto, le sue smorfie, il movimento di una mano, sento che potrei scrivere, dipingere, cantare, girare tutto.
poi mi siedo davanti al pc e sento i miei limiti.
allora cerco di liberarmene, ma trovo delle scuse.
mordecai richter mis ta piacendo, mi diverte.
adoro quando mi fanno ridere, vorrei sempre che qualcosa, qaulcuno mi facesse ridere.
e a volte mi fermo a pensare che non ho qualcosa che mi intorcina lo stomaco, e questo è già tanto positivo. quando mi succede, se litigo o non ho quello che voglio, che magari mi fa pure bene, è tremendo. quindi quando non sto male così, devo segarmelo, e ricordarlo.
le sensazioni umane che starnezza.

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