lunedì 17 dicembre 2007

ma che freddo fa

non so se sono sempre stata così freddolosa. certo, ho poca resistenza. e per me, la montagna - per quel poco ma pur sempre significativo sforzo di avvicinamento che ho fatto - significa freddo e fatica. Sì anche bellezza, ma nulla - dalla mia esperienza - mi allontana dall'idea di una cosa dura da conquistare. e si sa che nulla a questo mondo di ciò che veramente conta si raggiunge schioccando le dita. anche se forse semplicità e naturalezza (quindi sorta di nonchalance nell'agire) accompagnano le cose che vanno come una barca con il vento a favore.
che complicazione. in to the wild, dal libro nelle terre estreme di krakauer parla di questo.
tutto quello ce un uomo può fare per arrivare all'osso della vita non può non avere a che fare con la condivisione, con l'altro. l'estraneamento totale, il guardarsi riflesso un un fiume di montagna circondati solo da terra e arbusti e animali selvatici non lascia respiro. è troppo per noi.

a volte mi pare di sentirla quella sensazione quando sono qui e tento di scrivere. il muro è la pagina e invece dovrebbe essere un volto se non la sua bellezza mistica di spazio apparentemente incontaminato scompare o è come se non fosse mai esistita.

la pagina è per me un bosco, un oceano, il deserto, il mutismo di un arbusto e vorrei poterci mangiare, dormire, piangere e ridere e invece la sua sterilità mi spaventa.

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