lunedì 1 settembre 2008

lettera a chi deve arrivare

quando ti muovi non so che pensare. Penso che non ti conosco, non provo ancora molto per te. So che sei qualcosa di speciale, perché non è possibile che accada quello che deve accadere.
Per ora però ho delle strane idee, di cose da fare, da immaginare. Tutte sbagliate, come sempre, tutte lontane da quello che mi dirai guardandomi o toccandomi. E io non voglio finire con te, ho paura di quello che sarà di me con te. tanto quanto non vedo l'ora di sapere come sarà il tuo viso.
Vorrei cacciare via tutti gli schemi, buttarli al secchio. Vorrei non avere preconcetti, tornare bambina che fa i dispetti.
Non sono adulta, ma sarò mamma. Non sono libera, ma ci sto provando.
Tutta la gioia non la confesso, mi sembra banale, lo ammetto.
Credo che sia più semplice per me fingere di essere un gatto, rigirarmi nel sole, pensare solo al salto.
Forse il lancio nel vuoto è la mia specialità. Come un torpedine senza guardare troppo giù.
Spero davvero che mi aiuterai tu.

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